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Dal 02/12/2023 al 09/03/2024

Roberto Barni.

Opere 1978-1990

La Galleria Open Art di Prato presenta, dal 2 dicembre 2023 all’11 febbraio 2024, Opere 1978-1990 di Roberto Barni (Pistoia, 1939), artista che ha fatto parte di una generazione di pittori e scultori che hanno avuto l’audacia di seguire un percorso che è, prima di tutto, l’invenzione di una nuova forma di figurazione, in grado di valorizzare soprattutto la loro indipendenza di pensiero.

La mostra, che sarà inaugurata sabato 2 dicembre alle ore 17.30, è accompagnata da una monografia curata da Mauro Stefanini con un testo di Gérard-Georges Lemaire, che ricostruisce l’intera vicenda critica di Roberto Barni, dalla formazione agli anni Ottanta, anche attraverso la partecipazione ad importanti esposizioni nazionali e internazionali, premi, collezioni e opere d’arte installate negli spazi pubblici.

La mostra ripercorre la produzione pittorica di Roberto Barni che, dopo le esperienze pop e concettuali, approda a un “Rinascimento sognato”. Si tratta della pittura anni Ottanta, dove le composizioni presentano, come indicato dal critico Lemaire, un ambiente dove «tutto è irreale e prodotto da associazioni spesso giocose dove l’umano è al centro delle sue preoccupazioni».

L’uomo si manifesta nelle composizioni di Barni tramite diversi personaggi, che traggono riferimento dalla mitologia e dalla letteratura cavalleresca, tutti rappresentati in uno stato di lotta continua, a simboleggiare la perenne condizione di contrasto con le vicissitudini che attanagliano la società. Da Sisifo ai pastori addormentati, passando per l’uomo bendato, concludendo con i cavalieri. Le armature pesanti, un tempo utilizzate per battagliare, divengono elemento di protezione e controffensiva verso le brutture che pervadono il mondo. È un’ironia fredda quella di Barni, «l’eroe si è armato per dar da mangiare alle oche, non è lì per evocare guerre sanguinose o terribili assedi, ma piuttosto rappresentare l’unica vera forma di audacia», ovvero la salvaguardia dell’intima quotidianità.

Il percorso espositivo comprende oltre trenta opere di diverso formato, tra cui una delle prime sculture: “Cariatide” del 1982. La Galleria Open Art promuove il lavoro di Roberto Barni dal 2001, anno di inizio della propria attività, attraverso esposizioni collettive, fiere d’arte e pubblicazioni dedicate all’arte contemporanea.

La mostra è visitabile da lunedì a venerdì con orario 15.00-19.30, sabato ore 10.30-12.30 e 15.00-19.30, chiuso domenica e festivi. Ingresso libero. Catalogo Edizioni Masso delle Fate, Firenze, 2023, con ampia antologia critica e apparato iconografico. Per informazioni: Tel. +39 0574 538003, galleria@openart.it, www.openart.it.

Roberto Barni è nato il 30 settembre 1939 a Pistoia. Attualmente vive e lavora a Firenze. Dopo gli esordi nel 1960 con pitture di materia rossa, passerà poi alle provocazioni del “necrologio” e della “resurrezione”, ma anche dalle topografie e i paesaggi delle scene di vita urbana. Nel 1963 ottiene la Borsa di Studio del Comune di Firenze. Nel 1965 sarà invitato a “Revolt 1 reportage e rivoluzione”, prima mostra dedicata alle ultime tendenze dell’arte contemporanea europea. Gli anni Settanta e Ottanta sono anni in cui il suo lavoro ottiene una sempre maggiore attenzione e viene esposto nelle principali e storiche gallerie italiane quali La Salita e le gallerie Pio Monti e Cleto Polcina, ma anche L’Ariete di Milano. Partecipa nel 1982 al “Festival dei Due Mondi” di Spoleto e nel 1984 e 1988 alla Biennale di Venezia. Del 1985 è la sua grande mostra alla Sala D’Arme di Palazzo Vecchio a Firenze. In seguito esporrà alla galleria Eolia e alla galleria Maeght di Parigi e con Gerard Georges Lemaire in anni successivi ci saranno le mostre al Centre Pompidou di Parigi, le mostre sui caffè letterari a Caen e la mostra personale al Museo di Besancon. Questi sono anche gli anni americani: nel 1985 espone a New York da Debora Scharpe e poi da Marisa Del Re e Di Laurenti. Il 1985 è anche l’anno della mostra sull’arte italiana all’Hirshhorn di Washington D.C. e all’Akron Museum nell’Ohio. Nell’86-87 avrà uno studio a New York e la sua personale al Queens Museum. Nel 1987 partecipa alla mostra “Avangarde in the Eighties” al County Museum di Los Angeles. Degli anni Novanta sono le mostre personali ai Musei di Belle Arti di Budapest e di Reims, al Museo Marino Marini di Firenze e al Palazzo Fabroni di Pistoia.

SCHEDA TECNICA:

Roberto Barni. Opere 1978-1990

Testo critico di Gérard-Georges Lemaire

Galleria Open Art, Prato

2 dicembre 2023 – 11 febbraio 2024

Inaugurazione: sabato 2 dicembre, ore 17.30

Orari: da lunedì a venerdì ore 15.00-19.30, sabato ore 10.30-12.30 e 15.00-19.30, chiuso domenica e festivi

Ingresso libero

Catalogo a cura di Mauro Stefanini con un testo critico di Gérard-Georges Lemaire, Edizioni Masso delle Fate, Firenze, 2023

 

 

 

INFORMAZIONI:

Galleria Open Art

Viale della Repubblica 24, 59100 Prato

Tel. +39 0547 538003 | galleria@openart.it | www.openart.it.

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UFFICIO STAMPA:

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Dal 03/12/2022 al 25/02/2023

Quinto Ghermandi

La forma delle cose

A tre anni di distanza torna una nuova mostra alla Galleria Open Art di Prato. Dal 3 dicembre 2022 al 25 febbraio 2023 sarà possibile vedere "Quinto Ghermandi. La forma delle cose".

Artista anomalo all’interno di un contesto spesso ricco di pregiudizi e di preclusioni, Ghermandi (Crevalcore, 1916 – San Lazzaro di Savena, 1994) ha attraversato con ammirevole determinazione e con sottile ironia il teatro delle forme plastiche per oltre un quarantennio.

Il percorso espositivo, che comprende oltre venti sculture realizzate negli anni Cinquanta e Sessanta, ricostruisce per la prima volta l’intera vicenda critica di Quinto Ghermandi, caratterizzata tra le altre dalle partecipazioni alla Biennale di Venezia, da esposizioni internazionali,  premi, collezioni, ma anche  opere d’arte installate negli spazi pubblici e l’importante esperienza di Villa Baldissera a Pianoro.

La mostra, inserita all'interno del contesto di promozione dell'artista da parte della galleria sin dal 2001, anno di inizio della propria attività, è accompagnata da una monografia curata da Mauro Stefanini e un testo critico di Beatrice Buscaroli.

 

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